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Descrizione
Passato il villaggio di Creppo, lasciata alle spalle la caratteristica Arma Pisciusa, ci si inoltra, per una strada scavata nella roccia, in un ambiente del tutto nuovo, con strapiombi, cavità naturali, massi erratici; su di un precipizio Realdo, un gruppuscolo di case, domina l’alta valle. Siamo in terra brigasca, anche se dal 1947 il territorio realdese è entrato a far parte del Comune di Triora; ce lo ricorda un’insegna posta all’inizio dell’abitato, che recita: "Reaud, tèra Brigasca". C’è chi dice che il paese sia stato edificato oltre duecento anni or sono da un gruppo di pastori brigaschi, allontanatisi dal capoluogo a causa di un’epidemia pestilenziale; altri argomentano che lo stato sabaudo abbia voluto fronteggiare con un efficace avamposto la nemica Verdeggia, appartenente alla podesteria genovese di Triora. L’antico nome della zona, indicata come "Ca’ da Roca" fa propendere per questa seconda ipotesi.
Orgogliosi delle proprie tradizioni, i realdesi pubblicano addirittura due riviste, "Il nido d’aquila" e "La Vastera", quest’ultima ad indicare sia il recinto delle greggi, un tempo la maggiore ricchezza del luogo, sia l’intenzione di chiamare a raccolta i Brigaschi, sparsi un po’ ovunque. Il tutto allo scopo di valorizzare le antiche tradizioni, raccogliendo testimonianze scritte ed orali, racconti, proverbi, modi di dire ed anche invitanti ricette. Molto appetitosi sono i sügeli, fatti con farina di grano e serviti con patate, olio e soprattutto con il bruzzo e i menun, patate e grumi di farina cotti prima separatamente indi insieme, con latte oppure olio.
Borniga, il Pin, l’Abenin, Cravitti e Carmeli (o Pastorelli) sono le "morghe" di Realdo; qui sopravvivono antiche usanze, qui si può godere la natura nella sua autenticità, magari raccogliendo qualche fungo ciucotto oppure gustando qualche fetta di pane con dolcissimo miele.
Pagina aggiornata il 08/09/2023
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